Una monografia a cura di Franco Marabelli ricca di testimonianze inedite racconta la complessità di una delle figure più importanti del panorama fashion culturale italiano ed internazionale

Stilista, talent scout, imprenditore e comunicatore. Una figura completa e poliedrica: un filantropo alla continua ricerca del nuovo, parliamo di Elio Fiorucci. Con i suoi angeli, i nanetti, la passione per lo stile T-shirt e jeans, ma anche il lattice, il party outfit e la voglia di creare negozi multi-esperienziali. Tutto questo era &quot;Fiorucci&quot; e molto di pi&ugrave;.

&quot;Questo &egrave; il racconto di un&#39;&nbsp;impresa creativa che ha coinvolto e riunito persone di diversa estrazione, principianti assoluti e professionisti, che grazie a Elio si incontrano, trovandosi a far parte di un progetto dalle mille sfaccettature&quot; dichiara Franco Marabelli, curatore della monografia &quot;Caro Elio - Un viaggio fantastico nel mondo di Fiorucci&quot;. Un&#39;opera che nasce dal desiderio di raccontare la complessit&agrave; di un essere umano speciale, di un abile imprenditore&nbsp;e di un grande amico.&nbsp;

Anni di lavoro danno adesso i loro frutti: 430 pagine, pi&ugrave; di 600 immagini, 100 testimonianze inedite di quanti sono stati vicino a Elio nella vita e nel lavoro. Alla nascita di &quot;Caro Elio&quot; collabora Franca Soncini, che dal 1968 al 1978 fu segretaria personale dello stesso Fiorucci, al quale rimarr&agrave; vicina anche dopo la fine del loro rapporto professionale. La direzione grafica ed artistica del volume &egrave; di Pier Paolo Pitacco, art director pluripremiato, che ha magistralmente messo in pagina un materiale iconografico immenso e prezioso per tutti gli studiosi e gli appassionati di moda.&nbsp;Il ruolo di consulente &egrave; stato invece affidato a&nbsp;Renata Molho, giornalista e saggista, nonch&eacute; rinomata critica del costume.&nbsp;

Immagini, diari, reportage, pezzi di abbigliamento aiutano a ricostruire la storia di colui che fu in grado di conquistare un&#39;intera generazione con la bellezza e l&#39;invito alla diversit&agrave;: &quot;Ho capito che sapevo scegliere, che ero in sintonia con quello che piaceva alla gente. Sentivo necessit&agrave; di fare delle cose, perch&egrave; vedevo che le persone intorno a me capivano&quot; dichiara lo stesso Fiorucci in una delle sue personali citazioni che troviamo all&#39;interno della monografia.&nbsp;

A incantare sono proprio le testimonianze&nbsp;e i ricordi&nbsp;di coloro che nel corso del loro cammino ebbero l&#39;incredibile fortuna di imbattersi in Elio, ciascuno per un motivo diverso: &quot;Prima c&#39;erano le boutiques, poi fu Fiorucci. Un&#39;intera generazione &egrave; conquistata da tanta bellezza e diversit&agrave;. Non c&#39;era nulla di simile fino ad allora, l&#39;allegria che vi si respirava, la musica, i profumi, le luci, tutto ti faceva sentire parte di una nuova esperienza. Fiorucci diventa la meta del tempo libero, tanto che si usava dire: Che facciamo oggi? Andiamo da Fiorucci!&quot; racconta Franca Soncini.&nbsp;

Tra le celebrities che si sono innamorate del suo genio figurano&nbsp;Bianca Jagger, Andy Warhol e Grace Jones, ed &egrave; perfino stato&nbsp;citato in un brano delle&nbsp;Sister Sledge,&nbsp;He&rsquo;s the Greatest Dancer, datato 1979 che lo consacra a mito anche negli&nbsp;Stati Uniti. Fiorucci,&nbsp;&egrave; una success-story che parte nel 1967 apre il suo&nbsp;primo negozio in Galleria Passarella. Complice un viaggio a Londra, il giovane Elio porta un po&#39; di stile British a Milano. Il mix arte e moda &egrave; solo una delle prime sperimentazioni, grazie al coinvolgimento dell&#39;artista&nbsp;Amalia Del Ponte, nella progettazione del &quot;Fiorucci Store&quot;, che diventer&agrave; in poco tempo la mecca hype della citt&agrave;. &Egrave; stato Fiorucci ad aver inventato il primo&nbsp;concept store in Italia, fatto di musica ad alto volume, luci abbaglianti, grandi vetrine e colori fluorescenti.&nbsp;Nel 1970 parte la linea casualwear:&nbsp;si tratta di abiti per il tempo libero e di jeans in particolare, con il celebre logo con gli angioletti vittoriani, disegnato dal designer Italo Lupi. Negli anni 80&#39; collabora con il graffitista Keith Haring e con l&#39;artista Colette, a cui dedica una mostra e una linea di abbigliamento ispirata al suo stile punk-vittoriano.

In breve tempo, apre&nbsp;negozi&nbsp;in tutto il mondo, da&nbsp;Londra&nbsp;a&nbsp;New York, dal&nbsp;Giappone&nbsp;al&nbsp;Sud America, attirando l&rsquo;attenzione di personaggi come appunto Warhol e la factory che lanceranno la rivista &quot;Interview&quot; proprio da Elio, e ancora una Madonna&nbsp;agli esordi che va a esibirsi live negli store, considerati lo &quot;Studio 54 diurno&quot;,&nbsp;e un giovane Marc Jacobs in pellegrinaggio creativo. Una destinazione che ispirava anche figure del calibro di Cher per i costumi di scena, lo scrittore Truman Capote e perfino la diva Liz Taylor.&nbsp;Ogni dettaglio dei suoi negozi era appositamente studiato e non a caso chiam&ograve; alcuni dei pi&ugrave; importanti architetti e designer italiani per progettarne gli interni, tra cui Ettore Sottsass, Andrea Branzi e Franco Marabelli. Elio &egrave; stato tra quella scia di creativi che non aveva paura di&nbsp;osare: pantaloni leopardati, jeans&nbsp;attillati, lurex e vinile, angioletti, oro, glitter e&nbsp;impermeabili in pvc coloratissimi. Un mondo in technicolor che richiamava a s&eacute;&nbsp;arte, influenze streetwear, plastica e materiali di riciclo diventano il simbolo di uno stile&nbsp;spensierato. Che ancora oggi rimane nel mito.&nbsp;

Elio Fiorucci by Oliviero Toscani

Cover della monografia "Caro Elio"

Pagine delle agende di Franco Marabelli, 1976-1980

Arriva"Caro Elio": la monografia su Elio Fiorucci

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