
Artista, 38 anni, immersa nel cinema fin da bambina (è nata a Los Angeles), a 21, folgorata da una mostra di William Eggleston compra una Nikon usata su eBay. E da allora ritrae, in film e foto, «donne forti, deboli, complicate, strane, coraggiose, perché le donne sono così»

Film noir, melodramma e dive hollywoodiane anni 50 sono gli ingredienti perfetti dell&rsquo;immaginario surreale dell&rsquo;artista Alex Prager. Nata a Los Angeles nel 1979, figlia di genitori hippie, cresce con la nonna fino a quando, a 13 anni, lascia la scuola per trasferirsi in Svizzera, dove inizia a lavorare in un negozio di coltelli. Dopo qualche anno torna negli Stati Uniti e salta da un lavoretto all&rsquo;altro, senza mai trovare nulla che la faccia sentire realizzata. A 21 anni (a quei tempi lavorava come receptionist) scopre la passione per la fotografia grazie a una visita alla mostra di William Eggleston al Getty Museum. Ispirata dall&rsquo;uso nobile e materico dei colori del maestro, compra su eBay per soli 80 dollari una Nikon N90-S usata e tutta l&rsquo;attrezzatura necessaria, accompagnata da un manuale sull&rsquo;uso della camera oscura. Così inizia l&rsquo;avventura di Alex Prager, artista autodidatta e dal talento geniale. Nel 2007 arriva la sua prima mostra monografica &ldquo;Polyester&rdquo; alla Robert Berman Gallery di Santa Monica. In seguito espone alla Michael Hoppen Gallery di Londra e partecipa alla collettiva &ldquo;New Photography 2010&rdquo; presso il MoMA di

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Le sue immagini inseriscono lo spettatore,
in un attimo congelato, senza passato né futuro

New York. In quegli anni la sua ricerca fotografica si arricchisce, inizia a sperimentare tecniche video e nello stesso anno esce &ldquo;Despair&rdquo;, corto interpretato da Bryce Dallas Howard. Il film trae ispirazione da &ldquo;The Night of the Hunter&rdquo; (1955) e &ldquo;The Red Shoes&rdquo; (1948). &laquo;Crescendo a Los Angeles, sono stata circondata costantemente dall&rsquo;industria cinematografica. Quando ho esposto &ldquo;The Big Valley&rdquo;, molte persone mi hanno chiesto cos&rsquo;era accaduto e cosa stava per succedere alla donna nelle fotografie. Queste domande mi hanno portata a girare il mio primo film &ldquo;Despair&ldquo;, è stata una progressione naturale. Mi approccio alla fotografia e al film in modo olistico: le mie foto seguono una storia che ho creato e lo spettatore vede solo un momento specifico di quella narra- zione; con il film, grazie a strumenti aggiuntivi, come la musica, il movimento e il ritmo della storia, si crea un tipo diverso di energia. Le sfide del film sono assolutamente le più emozionanti&raquo;. Scatti cinematografici orchestrati meticolosamente come mise- en- scène, inseriscono

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lo spettatore all&rsquo;interno di un attimo congelato, senza passato né futuro, non sappiamo perché le protagoniste stiano vivendo quel momento, ma l&rsquo;immagine ci porta a sognare alternativi mondi possibili per le donne dei lavori di Alex Prager. Eroine sofisticate e sole si aggirano algide, muovendosi silenziosamente tra angoscia, malinconia, amore, alienazione, desiderio e paura. &laquo;Racconto storie di donne vive e complesse, come quelle che vedo nel mondo&raquo;. Sono donne che fanno i conti con le sfide personali che l&rsquo;artista cerca di superare ogni giorno e tutte hanno un comune denominatore: il giudizio da parte della &ldquo;folla&rdquo;. Gustave Le Bon in &ldquo;Psicologia delle folle&ldquo; (1895) spiega come quest&rsquo;ultime siano portatrici di distruzione e decadenza, prive di disciplina ed empatia hanno poco interesse nei confronti della verità quanto più ne hanno invece per il giudizio e preferiscono &laquo;divinizzare l&rsquo;errore, se questo seduce. Chi sa illuderle, può facilmente diventare loro padrone, chi tenta di disilluderle è sempre solo vittima.&raquo; Proprio &ldquo;La Grande Sortie&rdquo; (2016), uno degli ultimi lavori dell&rsquo;artista, ha come tema il giudizio e racconta la storia di

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Le eroine di Alex Prager fanno i conti con le sfide più personali e con il giudizio da parte della folla

una prima ballerina che improvvisamente deve affrontare il terrore di scena e viene trascinata in una danza esasperante. Alla fine dovrà confrontarsi con il pubblico più critico, se stessa. &laquo;Mi piace raccontare questa storia in modo soggettivo, per questo vediamo il pubblico sempre dal suo punto di vista. Ci sono momenti nella mia vita dove posso fare riferimento a questa ballerina e nel fare questo film ho sentito che altri potrebbero immedesimarsi in lei&raquo;. Oggi più che mai ci interroghiamo sulla percezione delle donne, nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, nell&rsquo;arte, e sul perché i media guardino le donne soprattutto attraverso l&rsquo;occhio maschile. Alex sottolinea quanto sia importante trovare sempre più donne dietro la fotocamera che possano sfatare questa tendenza. &laquo;Quanto più sono diverse le menti creative tanto più è dinamica l&rsquo;arte. Le donne si stanno riappropriando in modo decisivo del modo di vedere se stesse. Per questo le mie sono forti, deboli, complicate, strane, coraggiose, perché tutte le donne sono così&raquo;.

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Testo&nbsp;Micaela Flenda

Foto Mark Williams &amp; Sara Hirakawa

Styling Shirley Kurata

Alex Prager

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