Il couturier dell&rsquo;eyewear torna a Milano con un temporary store in Brera e la nuova collezione "Collectors" in edizione limitata.

&laquo;Occhiali progettati per vedere ed essere visti&raquo;. &Egrave; questo il motto di Alain Mikli, designer visionario che ha ridefinito l&rsquo;eyewear. Dal 23 giugno al 6 luglio 2025, il couturier degli occhiali da sole e da vista torna a Milano con un pop-up store in Via Fiori Chiari 16, nel cuore di Brera, trasformando lo spazio in una vetrina immersiva dove creativit&agrave;, artigianalit&agrave; e passione si incontrano. Un&rsquo;occasione per scoprire in anteprima i modelli delle collezioni della nuova linea autunno inverno 2025, la nuova limited edition "Collectors" e vivere un&rsquo;esperienza unica con la Personal Shopper Experience con Mikli che si &egrave; tenuta l'1 luglio. Un incontro diretto con il genio creativo dell&rsquo;occhialeria, capace di trasformare una necessit&agrave; visiva in una dichiarazione di personalit&agrave;. In questa intervista, Mikli racconta il suo percorso, il suo approccio al design e il legame profondo tra gli occhiali e l&rsquo;identit&agrave; di chi li indossa. L&rsquo;OFFICIEL ITALIA: Come ti sei avvicinato all&rsquo;eyewear? ALAIN MIKLI: Ho studiato per diventare ottico e, ogni volta che mi ritrovavo in un negozio di ottica, rimanevo deluso dai modelli che dovevo vendere. Non c&rsquo;era mai nulla di speciale. Cos&igrave; mi sono ripromesso di creare qualcosa che fosse davvero soddisfacente. Ho iniziato a disegnare montature e ho presentato la mia prima collezione ad alcuni stilisti francesi, perch&eacute; vivevo a Parigi: Chantal Thomass, Paul Montana, Jean-Paul Gaultier, Thierry Mugler&hellip; i grandi nomi del fashion system di quarant&rsquo;anni fa.
LOI: E per chi hai lavorato? AM: Per tutti loro! All&rsquo;epoca, nessuno era davvero in grado di creare occhiali pensati appositamente per valorizzare le sfilate. Ne abbiamo fatte tante: una volta abbiamo battuto un record, con diciassette collezioni in una sola stagione. Era troppo, la pressione era enorme, ma &egrave; cos&igrave; che ho imparato a lavorare nella moda. Poi ho collaborato con grandi nomi come Alexander Wang, Donna Karan, Jil Sander (quando era stato acquisito da Prada). In Italia ho lavorato solo con Elio Fiorucci, lo ricordo come un uomo straordinario.

Un ritratto di Alain Mikli (Courtesy of Alain Mikli)

LOI: Preferisci gli occhiali da vista o da sole? AM: Gli occhiali da sole sono un accessorio di moda, quelli da vista sono dispositivi medici, destinati a chi ne ha bisogno ogni giorno. Non hanno la stessa funzione, n&eacute; lo stesso significato. Con i primi puoi schermarti, nasconderti, interpretare un personaggio. Con i secondi, invece, si vedono gli occhi, si coglie l&rsquo;atteggiamento, cambiano il volto, la personalit&agrave;. Ed &egrave; questo che amo. Io preferisco creare montature da vista perch&egrave; &egrave; un processo pi&ugrave; intenso e intimo. Devi guardare negli occhi una persona e cercare di capire chi &egrave;, perch&eacute; &egrave; l&igrave;, cosa le serve. Solo cos&igrave; puoi disegnare il modello perfetto.
LOI: Come descriveresti il tuo processo creativo? AM: Non ho un vero e proprio processo creativo, perch&eacute; un processo implica una routine, e per me la ripetizione non funziona. A volte parto dai materiali, altre volte dai colori, da uno schizzo, da un&rsquo;ispirazione, o da uno stile che voglio reinventare. La creativit&agrave;, secondo me, non deve essere controllata. Se segui sempre lo stesso schema, finisci per creare sempre lo stesso prodotto.
LOI: Dove trovi la tua ispirazione? AM: Dalla vita. Dalla luce, dall&rsquo;architettura, dalle persone, dagli odori, dal cibo... tutto pu&ograve; essere fonte di ispirazione. Da l&igrave; si comincia a costruire. A volte partiamo da un&rsquo;idea e arriviamo da tutt&rsquo;altra parte. Ma funziona. &Egrave; questo il bello della creativit&agrave;: lasciarsi sorprendere.

La campagna di Alain Mikli (Courtesy of Alain Mikli)

LOI: Che legame c&rsquo;&egrave; tra un paio di occhiali e una persona? AM: Un paio di occhiali pu&ograve; cambiare completamente il modo in cui una persona viene percepita. Il nostro lavoro non &egrave; mai davvero finito finch&eacute; l&rsquo;occhiale non incontra chi lo indossa. Quello &egrave; l&rsquo;ultimo tocco creativo, ed &egrave; meraviglioso. Ho fatto una pausa di dieci anni, poi ho ripreso: quest&rsquo;anno ho partecipato a eventi negli Stati Uniti, in Giappone, in Francia e in Italia. Ho rivisto vecchi clienti, ma anche tanti giovani. Alcuni si sono presentati con occhiali di trent&rsquo;anni fa, chiedendomi di sistemarli per poterli indossare di nuovo. Dare una seconda vita a un prodotto &egrave; una grande soddisfazione.
LOI: Come descriveresti i tuoi occhiali? AM: Come un modo per trasformare una costrizione in un piacere. Chi ha bisogno di occhiali, li indossa ogni giorno, e sono un vincolo. Ma se riesci a trasformare questa necessit&agrave; in qualcosa di piacevole, se dai alla persona un accessorio bello e unico, allora s&igrave;, hai fatto qualcosa di importante.
LOI: Raccontaci del pop-up store aperto in via dei Fiori Chiari, in Brera a Milano. AM: Saremo in questo spazio per due settimane. In origine era uno store di Persol, un brand che amo profondamente, con cui ho collaborato oltre vent&rsquo;anni fa. Quando mi hanno detto: &ldquo;Alain, puoi usarlo per un paio di settimane&rdquo;, ho risposto: &ldquo;Fantastico!&rdquo;. Siamo nel cuore di Milano, in una zona molto frequentata anche dai turisti. Per l&rsquo;occasione abbiamo personalizzato lo spazio con pochi elementi, rosso e nero. &Egrave; stato un progetto sperimentale, che potremmo replicare in futuro.

Gli occhiali da vista e il pop up store di Alain Mikli in Brera a Milano (Courtesy of Alain Mikli)

LOI: Parliamo della nuova collezione &ldquo;Collectors&rdquo;? AM: &Egrave; la nostra ultima edizione limitata. &Egrave; nata dall&rsquo;esigenza di riaffermare una presenza nel segmento del lusso, che oggi &egrave; guidato da competenze, design e valori. Per me il lusso non &egrave; solo un logo, ma un prodotto realizzato con maestria, complessit&agrave;, a mano, in Italia, da artigiani straordinari. &Egrave; un oggetto d&rsquo;arte. Il prezzo &egrave; giustificato dalla produzione limitata: non possiamo produrne molti. Usiamo sia macchinari CNC che lavorazioni manuali. Per alcuni modelli riusciamo a produrre solo due montature al giorno; in altri casi, 25-30 pezzi all&rsquo;ora.
LOI: Chi vorresti vedere indossare i tuoi occhiali? AM: Al momento non posso rispondere. Te lo dir&ograve; l&rsquo;anno prossimo!

Il pop up store di Alain Mikli in brera (Courtesy of Alain Mikli)

LOI: Ti piacerebbe collaborare con un altro brand? AM: S&igrave; e no. Ho gi&agrave; fatto tante collaborazioni in passato. Oggi, per&ograve;, sento la necessit&agrave; di ricostruire valori, processi, dettagli. Forse tra uno o due anni. Magari con un artista, chiss&agrave;.
LOI: C&rsquo;&egrave; qualcosa che ti sta a cuore e che vuoi condividere con i nostri lettori? AM: Ho conosciuto una donna francese molto importante che, pi&ugrave; di vent&rsquo;anni fa, ha scoperto il nostro rosso: un rosso esclusivo, solo nostro. Da allora indossa solo occhiali rossi. Ha scritto un libro su come questo dettaglio abbia cambiato la sua vita. &Egrave; diventata un personaggio riconoscibile, con uno stile unico. Ha trasformato un difetto visivo in un segno distintivo. Ed &egrave; la cosa pi&ugrave; bella che potesse capitarmi. &Egrave; ci&ograve; che mi spinge ad andare avanti.

«Gli occhiali sono un'estensione identitaria» Alain Mikli racconta la sua visione

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