Le sfilate di moda a New York non sono al centro dei pensieri di molti. Il digitale non rende necessaria la presenza, le label sperimentano nuove forme di comunicazione con il proprio pubblico

La settimana della moda di New York &egrave; ancora rilevante? &Egrave; una domanda che &egrave; stata nella mente di molte persone del settore della moda fin dall&#39;ultima&nbsp;NYFW fisica. Diversi magazine e pubblicazioni si sono chieste&nbsp;se l&#39;evento avesse ancora uno scopo. Sembra che anche i designer non ne siano sicuri. Soprattutto a partire dal Presidente dell&#39;Associazione dei designer Americani (CFDA) Tom Ford, che ha lasciato New York per Los Angeles. Ford &egrave; il nuovo presidente del Council of Fashion Designers of America, quindi la sua decisione di rinunciare a New York &egrave; sembrata un tradimento per alcuni membri del consiglio, ma Ford ha rifiutato di discutere la sua decisione, dicendo tramite una portavoce che era occupato a lavorare alla collezione.&nbsp;In questa stagione molti stilisti hanno abbandonato il calendario CFDA marchi come Ralph Lauren, Mara Hoffman, Batsheva, Tanya Taylor e altri hanno rinunciato completamente a una sfilata o a una presentazione. Perfino la nuova star della moda americana Telfar, non ha intenzione di partecipare alla New York Fashion Week. Pyer Moss, uno dei brand da tenere d&#39;occhio (Kamala Harris &egrave; gi&agrave; sua fan) non presenter&agrave; fino a settembre. Joseph Altuzarra si &egrave; spostato a Parigi dal 2017 e non ha intenzione di tornare indietro. Tommy Hilfiger sfiler&agrave; invece a Londra.&nbsp;Eppure Rodarte &egrave; tornato a presentare in calendario&nbsp;dopo una pausa, Jason Wu continua a sfilare,&nbsp;mentre altri brand del calibro di&nbsp;Coach, Eckhaus Latta e Collina Strada hanno trasformato i loro show in performance. Chiss&agrave; cosa far&agrave; Marc Jacobs? L&#39;anno scorso ha portato in passerella Miley Cyrus per rivitalizzare la sua presenza mediatica, mentre&nbsp;Imitation of Christ, famosa label negli anni &#39;90,&nbsp;&egrave; risorta dopo anni di oblio per tornare a sfilare.&nbsp;&Egrave; difficile stare al passo con chi fa cosa, mentre l&#39;euforia per la settimana della moda &egrave; stata oscurata dal crescente cresce di voci secondo le quali New York Fashion week &egrave; un evento local, e che non sia pi&ugrave; sostenibile far volare editor e professionisti del settore da ogni parte del mondo per raggiungere la grande mela per 3 giorni, n&eacute; a livello economico n&eacute; climatico. Durante la pandemia abbiamo anche assistito alla perdita di fashion label molto amate come Zac Posen e Sies Marjan e il feeling generale &egrave; tutt&#39;altro che di fasti e grandeur. Sentiamo la mancanza anche dei big come Oscar de La Renta, o di Donna Karan, Calvin Klein e via cos&igrave;. Come risolvere il crescente disinteresse del settore nei confronti di New York? Difficile trovare una risposta, il modello&nbsp;sfilata&nbsp;ha sicuramente bisogno di una revisione ora pi&ugrave; che mai, e non soltanto per salvare le sorti di New York, ma soprattutto per rivedere il ruolo effettivo di una performance che costa molto ai brand, al settore ma che da sempre capace di produrre e incrementare il business. Almeno cos&igrave; &egrave; sempre stato. Grazie alla pandemia il formato digitale ha preso il sopravvento e sembra dare buoni frutti. I buyer&nbsp;dei negozi sono ormai lontani dalle sfilate di moda. Ci sono sistemi di buying online, video appuntamenti e virtual walk in di modelle che sfilano solo per appuntamenti privati. Per il pubblico ci sono cos&igrave; drop di prodotti acquistabili subito che la parola &quot;consegna&quot; &egrave; stata ampiamente soppiantata dal &quot;direct to consumer&quot;. Ci stiamo muovendo sempre pi&ugrave; verso un sistema in cui le maison creano eventi di branding che non devono essere legati a un calendario della moda o a una citt&agrave;. E il dialogo con il pubblico ha sempre meno passaggi&nbsp;in mezzo.

New York Fashion Week: è ancora rilevante?

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